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Gino Severini era un pittore italiano. Giunto a Roma in cerca di fortuna, vi conobbe Umberto Boccioni: con lui cominciò a frequentare lo studio di Giacomo Balla, da cui apprese la tecnica divisionista dipingendo olii e pastelli nella campagna e nella periferia romana. Nel 1906 partì per Parigi, che diventò, nonostante i lunghi soggiorni in Italia, sua patria di elezione. Approfondì la sua ricerca, partita da un divisionismo naturalistico, con lo studio degli impressionisti e del postimpressionismo di Georges Seurat (Il venditore di ciambelline,1908, Parigi, Coll. Severini). Sulla base della scomposizione cromatica, nel 1910 aderì al futurismo, sviluppando una soluzione espressiva che proponeva un originale, non eclettico sincretismo di diverse istanze d'avanguardia (Fanciulla + strada + atmosfera,1913, Roma, Gall. Naz. d'Arte Mod.). Severini futurista poté così guardare all'orfismo, e più tardi, da cubista sintetico, collaborare a De Stijl. Alla prima mostra parigina da Bernheim jr. (1912) Severini espose il Boulevard (1910, Londra, E. Estorick Coll.) e la Danza del Pan-Pan al Monico (distrutta in un incendio e rifatta dal pittore nel 1959). Nei mesi successivi dipinse la Danzatrice blu (1912, Milano, Coll. R. Jucker) ed Espansione sferica della luce (centrifuga) (1914, Milano, Coll. R. Jucker), passando poi a tecniche più libere: il collage, le parole dipinte (Il treno blindato, 1915, New York, Zeisler Coll.). Severini fu tra gli artisti che preannunciarono il ritorno al classicismo degli anni Venti (Maternità, 1916, Mus. Comunale di Cortona), cercò un accostamento al Novecento italiano (Natura morta, 1929, Roma, Gall. Naz. d’Arte Mod.), ma non per questo rinnegò la lezione di Georges Braque e Pablo Picasso. Verso gli anni Quaranta tornò a una pittura di origine neocubista e aperta alle istanze dell’astrattismo geometrico. Realizzò anche sculture: piani metallici con ingranaggi e molle d’acciaio. È da ricordare inoltre la sua opera saggistica: Ragionamenti sulle arti figurative (1936).
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