Maikel Martinez (Pinar del Río, Cuba, 1977) vive e lavora attualmente a Miami, in Florida. I suoi parte di importanti collezioni internazionali, sia istituzionali che private. Il suo lavoro si inserisce nella lunga e illustre tradizione della pittura paesaggistica cubana, risentendo dell’influenza di maestri come Esteban Chartrand, Domingo Ramos e Tomás Sánchez.Martinez realizza paesaggi surrealisti di grande intensità, capaci di trasportare lo spettatore in mondi nascosti e di risvegliare un profondo senso di meraviglia e nostalgia.Nella sua pratica artistica, il sogno rappresenta la struttura portante dell'immaginario visivo. Molte delle sue composizioni nascono dall’intersezione tra visioni oniriche e memorie visive di luoghi vissuti. Gli elementi che emergono sulla tela agiscono come una sorta di “dettatura magica” dell’inconscio: alcuni si trasformano nel corso del processo creativo, altri restano fedeli alla loro forma originaria sognata.Questi sogni si traducono in un linguaggio surreale, in cui nuvole, alberi, sentieri, rocce e acque si fanno simboli che dialogano tra loro e con la condizione umana. I suoi paesaggi immaginari, resi con un realismo minuzioso e tecniche pittoriche tradizionali, invitano lo spettatore a entrare in un universo poetico, intimo ed evocativo.Il Rinnovamento del PaesaggioNei paesaggi di Maikel Martinez, ciò che vediamo rappresenta solo la soglia dell’essenziale. Le forme si semplificano, il vuoto respira, e colore e materia diventano sussurri, lasciando allo spettatore il compito di completare l’immagine con la propria memoria e immaginazione. Ogni tela apre uno spazio in cui il visibile e l’invisibile entrano in dialogo, dove il silenzio si carica di significato.La natura non è più semplicemente rappresentata: viene reinventata. Un albero, una nuvola, un fiume, un bohío diventano segni minimi, ma carichi di mondi, ricordi ed emozioni. Ogni opera ci invita ad abitarla, a perderci e ritrovarci nel delicato confine tra realtà e immaginazione.Guardare Martinez significa imparare a vedere con occhi nuovi. Egli ci insegna che il paesaggio non si osserva soltanto: si sente, si completa, si abita. E che l’essenziale non risiede in ciò che è mostrato, ma in ciò che viene suggerito.
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